Fin dai primordi l’umanità conobbe le virtù terapeutiche delle << erbe >>. Anticamente i nostri progenitori si affidarono all’istinto, riconoscendo in questa o in quell’erba, in questo o quel fiore, in questa o quella radice l’elemento necessario per disinfettare una piaga, cicatrizzare una ferita, combattere ciò che allora non veniva ancora ritenuto una << malattia >>.
Forse anche perché, in quei tempi, la mortalità era precoce. Man mano che le civiltà progredirono, ecco gli antichi Egizi che dal lino impararono a ricavare unguenti, pomate, oltre che fibre con cui tessere le loro mirabili stoffe. Nell’isola di Creta, circa quattromila anni fa, per stordire le fanciulle e gli efebi da offrire in olocausto al Minotauro, si ricorreva ad un soporifero ricavato dal papavero.
I Greci riconoscevo dal narciso, il fiore tanto caro ad Afrodite, un potere depurativo, emetico ed anche narcotico. Ai nostri giorni il narciso è riservato per illuminare i prati con i suoi colori e allietare la casa con la sua bellezza.
Le donne romane s’imbiondivano con decotti alla camomilla; le donne più ricche di Bisanzio addirittura si maceravano in bagni a base di erbe aromatiche. Nel Medioevo poi le erbe furono riconosciute, alcune persino ritenute << straordinarie >>, magari per preparare infallibili filtri d’amore o mortali bevande.
Quasi tutte le ricette che ancora si conoscono e sono prescritte derivano dalla Scuola Salernitana, fondata nel 1075, ma esistente già nel secolo precedente. Era la scuola di medicina pratica che dava molta importanza alla cura dell malato, ma poca alla dottrina dei libri e quella che, per prima, studiò scientificamente le erbe ed i cosiddetti << semplici >>. La stessa Scuola, circa seicento anni prima che venisse scoperto l’etere, aveva già elaborato << un aiuto ipnotico >>, cioè un soporifero adatto per coloro che, curati con la chirurgia, dovevano essere addormentati per non sentire il dolore del taglio. Si trattava di un soporifero a base di oppio, succo di foglie di mandragora, di cicuta fresca, di giusquiamo e acqua in quantità sufficiente a formare un liquore da far assorbire in << una fresca e secca spugna >> da << essiccare accuratamente >>.
Al momento opportuno la spugna veniva immersa in acqua calda, quindi posta sul naso del paziente che doveva << fare profondi respiri >> sino a quando non si fosse addormentato. Per svegliarlo,bastava applicare sul naso un’altra spugna bene intrisa di aceto.
Fece parte della Scuola Salernitana anche Troca ( dame Trot, come la chiamavano in Inghilterra ), la << donna salernitana >> che si era specializzata nella cura delle malattie femminili e pare della cosmetica. A lei ricorrevano regine e nobili dame che, per cercare di mantenere la linea, si immergevano in grandi tinozze colme d’acqua marina, arricchita con nepitella, allora, assenzio, issopo. Per curare le infiammazioni della bocca Trotula ( com’era familiarmente chiamata ) suggeriva sciacqui con vino intiepidito; per combattere la febbre, tisane a base di cardo, cipolla, ortica, pervinca e via dicendo; per eliminare i parassiti ( a quei tempi numerosissimi ), fregagioni con lavanda e timo fresco su tutto il corpo.
Il rosmarino fra le sue numerose virtù possiede quella di scacciare la melanconia; la celidonia è efficace per dar << sollievo alla vista >>; l’ortica è di grande giovamento nei dolori articolari. Per la salvia esiste addirittura quasi un inno: << Perché dovrebbe morire l’uomo nel cui giardino cresce la salvia? >>
L’uso della salvia rafforza i nervi, toglie il tremito delle mani e aiuta a cacciar la febbre.
Molte erbe, che si possono trovare in montagna, in collina, al mare, servono per lenire i dolori dell’artrite, per cicatrizzare ferite, detergere piaghe, calmare una tosse stizzosa, procurare un buon sonno ristoratore, eccitare l’appetito, conservare la linea, preparare prodotti di bellezza genuini, economici ed efficaci. Molte di queste erbe poi entrano trionfalmente anche in cucina ed occupano un posto importante nella gastronomia.
Vorrei dare però un consiglio: non si raccolgono mai se non si sanno riconoscere alla perfezione e non si sanno svellere, cogliere, scegliere, essiccare, senza commettere errori. Come non mai, oggi il rispetto della Natura deve essere sacro ed è per questo motivo che non ci si può improvvisare erboristi soltanto perché, passeggiando sui prati vi sono pratoline che occhieggiano, pianticelle di timo o di menta che aromatizzano l’aria, rami d’alloro che stormiscono, verbaschi dorati ed eretti come candelabri barocchi.
Per ogni erba, foglia, radice esiste una stagione per la raccolta, un modo per non rovinarle, un sistema per mondarle, essiccarle, conservarle. Strappare una pianta che poi non si sa come utilizzare rappresenta un delitto di lesa natura ed un impoverimento del patrimonio naturale, un patrimonio che è proprietà di tutti, anche degli animali, perché anche gli animali hanno bisogno per sopravvivere e mantenersi in salute non solo di sfuggire ai cacciatori, ma pure di nutrirsi con certe bacche, purgarsi con certe erbe, rinforzarsi con certe cortecce.
Con PuntoFlora sei sempre Soddisfatto o Rimborsato!
Consegna piante online a domicilio
Numero Whatsapp attivo 24h: 3463840606
Per richieste, domande o info scrivere a info@puntoflora.com